Lavoro in un negozio di abbigliamento femminile da diversi anni.
È un posto tranquillo, poco fuori dal centro, con le tende alle vetrine e la radio sempre sintonizzata su quella stazione che passa vecchi successi italiani. Quelle canzoni che ti fanno cantare sottovoce senza che te ne accorga.

Quel pomeriggio il negozio era semi-vuoto. Era martedì, faceva caldo, il tempo sembrava un po’ sospeso. Stavo sistemando delle cinture su un espositore quando è entrata lei.

Una signora distinta, ma semplice. Capelli corti ben curati, una collana sottile al collo, scarpe basse ma pulitissime. Teneva in mano una busta di carta con il logo del negozio, piegata con cura. Non come fanno alcuni, che la arrotolano e te la passano come se ti stessero ridando un panino avanzato. No, lei sembrava quasi… dispiaciuta.

Si è avvicinata al banco.
«Buon pomeriggio… posso fare un reso, per favore?»
La voce bassa, come se stesse disturbando.

«Certo, mi fa vedere lo scontrino?»

Me lo porge, insieme al vestito. Un abito floreale, fondo crema, fiori rossi e verdi delicati. Di quelli che sembrano nati per una festa in giardino. Ancora con l’etichetta, piegato in modo perfetto, come se non fosse mai uscito dal negozio.

Controllo lo scontrino: era ancora valido, 9 giorni esatti. Tutto a posto.