Serata tranquilla, cioè, si fa per dire.
Sto alla sala slot dalle sei, zero voglia, ma almeno l’aria condizionata funziona (più o meno).

Ore 22:15. Entra lui.
Canottiera, ciabatte Adidas con calzino, e la tipica aura da “stasera sistemo tutto”.
Ha la faccia di uno che ha appena detto a sua moglie “esco cinque minuti”.

Va diretto alla VLT, manco guarda che c’è gente, si siede, caccia un 50 euro dalla tasca del bermuda. Ma non piegato, no. Arrotolato come un sigaro cubano.

Lo infila, parte a giocare.
Passano tre minuti e comincia col rito del rosario delle slot:

«Dai daje, daje daje daje…»
«No! Ma che è sta fregatura?!»
«Sta macchina la devo battezzà col martello, giuro.»

Poi si gira verso di me e fa:

«Fratè, ma sta macchinetta paga o è settata male?»