Negozio di accessori.
Essendo l’attività vicina alle Terme, non appena arriva il caldo, escono a caccia i branchi di vecchiette.
Entrano due signore, nostre clienti da anni.
Non siamo uno di quei negozi che alza i prezzi per poi scontarli, i nostri sono buoni in partenza e, quando possiamo, togliamo volentieri qualcosa.
Una delle due sceglie quattro ventagli: due da 5€ e due da 7,50€.
Mi chiede lo sconto.
Io le dico che sono appena arrivati e che quindi posso solo arrotondare a 7 i più cari (che sono di legno, artigianali e dipinti a mano, quindi è normale che costino di più).
No, dammeli tutti per 20.
Le dico che non posso.
Insiste.
E va avanti così per un po’.
Noi siamo clienti abituali.
Rispondo che, allora, dovrebbe sapere che, quando possiamo, facciamo lo sconto e, se dico di no, c’è un motivo.
A lei cosa costa darmeli tutti per 20?
Signora, lo sa che abbiamo dei prezzi buoni, se glieli do per 5€ non ci guadagniamo niente.
Non è vero.
Guardi che non ce li regalano, li paghiamo anche noi.
Mi guarda come se io sia pazza, confabula con l’amica e dichiara ad alta voce: “La signora è più brava, perché ci fa lo sconto, torniamo quando c’è lei!”
Ora, io ho in mente il momento preciso in cui mia nonna ha aperto la scatola di ventagli nuova raccomandandomi: “Non fare assolutamente meno di 7!”, quindi riferisco che no, non farebbe più sconto nemmeno lei. La signora mi fa incartare i due da 5€.
Le faccio il pacchetto, ci metto un fiore, i nastri; lo facciamo sempre, perché ci piace che i clienti vadano via con dei pacchetti regalo carini.
Gli altri me li dai per 6. afferma, convinta.
A questo punto mi cancello dalla faccia il sorriso fintissimo che stavo esibendo: “Signora, il prezzo non lo fa lei. O li paga 7 o non glieli posso dare.”
No, dammeli per 6.
Le ho già detto che non posso.
Dai.
Cercando di restare calma, le dico che devo lavorare, che non posso stare a discutere con lei, che le ho tolto quello che potevo e le ho anche fatto il pacchetto, quando in altri negozi non scontano nemmeno tre centesimi e fanno pagare il sacchetto.
Stizzita come non mai, tira fuori il borsellino e butta in malo modo sul bancone 13 euro.
La questione adesso è questa: se lei non avesse fatto tutto il teatrino io le avrei detto “va bene così” e le avrei incartato i ventagli, ma. per tutta la cafoneria mostrata, quell’euro è diventato una questione di principio.
O 14 o niente. le dico, tornando con nonchalance a piegare i foulard su cui stavo lavorando quando sono entrare.
Per un euro sta qui a discutere, mi fa venire il nervoso! esclama verso l’amica.
A questo punto, nonostante io abbia già perso la pazienza da un po’, mi sento costretta ad alzare la voce: “Il nervoso viene a me, signora: mi fa perdere un sacco di tempo per un euro, si fa i prezzi da sola, insiste quando le dico di no e si arrabbia anche?”
Morale della favola: ha pagato quello che doveva e se ne è andata con quattro pacchetti, borbottando e lamentandosi.
L’euro che mancava l’ho voluto e me lo ha dato l’amica.