Negozio di biancheria intima, la mia seconda casa.
La clientela è perlopiù over 60, donne che conoscono a memoria le taglie dei mariti, che vengono con l’aria di chi “non ha bisogno di provare nulla, so io com’è fatto lui”, e che spesso hanno la convinzione che noi commessi siamo lì solo per mettergli i bastoni tra le ruote.
Inutile dire che metà della merce finisce “inspiegabilmente” nei posti sbagliati, o con l’antitaccheggio strappato e abbandonato negli angoli. Un campo minato quotidiano.
Quel giorno, una signora prende in mano un paio di boxer e, con tono deciso, mi dice:
«Scusi! Mio marito è seduto fuori in auto ad aspettarmi, posso uscire con i boxer per farglieli vedere?»
Io la guardo, pensando inizialmente a una battuta. Ma no, era serissima.
«Signora, non posso farle portare fuori della merce senza scontrino e senza averla pagata.»
Lei insiste, con lo sguardo indignato:
«Ma guardi che torno subito! Non si fida?»
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