Cinema.

Finisce un film nella sala più piccola, solo due persone, una coppia. Escono, io ed il mio collega siamo dietro il bancone.
“Vi è piaciuto il film?”
“Sì, molto bello, però…”
“… Però?”
“Dovreste dirlo.”
“Mi scusi, dire cosa?”
“Che avete un fantasma nella sala. Comunque non ti preoccupare, né io né mio marito abbiamo sentito brutte vibrazioni, quindi dev’essere uno spirito buono.”
Guardo il signore, che annuisce convinto.
“…Meno male. Buone vibrazioni, perché le brutte sono… Brutte.”
(Davvero, ho detto così. Dopo un’affermazione del genere mi si era inceppato il cervello).
Intanto il mio collega si avvicina per ascoltare meglio.
“Eh sì. Però iniziate ad avvertire la gente, così se lo vedono non si spaventano.”
“Sì, certo.”
E se ne vanno.
Lungo sospiro e chiedo al mio collega di pulire la sala mentre io mi occupo di rifornire il frigorifero.

“E il fantasma?”
“Il fantasma?”
“Eh sì… Insomma, se c’è davvero un fantasma?”
“Vuoi che pulisca io la sala?”
“Guarda che non ho paura.”
“Sì o no?”
“Sì, grazie.”
Ho chiamato il fantasma Jeff. Ora aspetto che si faccia vedere per chiedergli i numeri della lotteria.