Ciao,
sono farmacista da quasi dieci anni.
Mi piace il mio lavoro, lo dico sinceramente.
Mi piace aiutare le persone, ascoltarle, trovare soluzioni anche quando non riguardano solo i farmaci.
Ma oggi ho avuto l’ennesimo cliente che entra, non saluta, si mette davanti al banco e dice:
“Veloci eh, che ho fretta.”
Aveva bisogno di un farmaco da banco, niente di complicato.
Glielo prendo, glielo passo, e mentre sto per chiedergli se desidera anche lo scontrino fiscale, mi fa:
“Dai su, non è che devi salvare una vita.”
Non ho risposto.
Ma l’ho sentita, dentro.
Quella frase.
Come se qui facessimo finta.
Come se ogni persona che entra non fosse importante.
Come se ogni giornata non fosse una somma di piccoli gesti, spesso invisibili.
Non è la prima volta che succede.
Ma ogni volta lascia un segno.
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