SUPERMERCATO
Dopo una giornata particolarmente stressante, dove numerosi psicopatici si sono dati appuntamento proprio nel mio negozio, ecco che mi dirigo verso la serranda di ingresso per chiudere e dare termine al logorio delle coronarie mie e di tutti i colleghi.
Premetto che il supermercato dove lavoro si trova all’interno di una galleria commerciale.
Inserisco la chiavetta nella serratura e inizia la discesa della serranda: il rumore di ferraglia per noi è musica e quel sipario che cala ci fa brillare gli occhi di commozione.
Con la coda dell’occhio mi accorgo che un cliente si sta avvicinando alle porte scorrevoli della galleria poste proprio di fronte al nostro ingresso e che andrò a chiudere in un secondo momento. Pare abbia intenzione di entrare. Procedo nella chiusura della serranda e con un calcolo veloce prevedo che il tizio una volta giunto di fronte al mio ingresso si accorga della chiusura del negozio trovandosi la serranda ad altezza carotide.
Il cliente, sbuffando come una locomotiva, procede con passo spedito.
Io d’istinto premo sulla chiavetta come per accelerare la lenta discesa della ferraglia.
Ecco che il bersagliere attraversa la prima porta scorrevole, lancio un occhio alla serranda e maledizione pare ancora troppo alta.
Non voglio mollare la presa della chiavetta per mettermi davanti all’ingresso e bloccarlo, ormai è una questione di orgoglio: avevo calcolato che ce l’avrei fatta e ce la farò!
Ora l’intercity attraversa la seconda porta scorrevole e sta per arrivare, osservo la discesa del mio passaggio a livello cigolante e stimo che se non vuole scoperchiarsi il cranio dovrà arrestare la corsa, il maledetto lo capirà, eccome se lo capirà!
Momento cruciale: il cliente, forse in ritardo per l’appuntamento con gli altri rimbambiti che ci hanno deliziato oggi, non intende frenare e la serranda ormai è in linea con le sue arcate sopracciliari.
È questione di mezzo secondo: tolgo la mano dalla chiavetta e mi lancio verso il kamikaze al grido di: “FERMOOOOO!! NON VEDE LA SERRANDA??? Ma vuole spaccarsi il cranio?”.
Il genio si ferma (non esagero) a venti centimetri dal bordo limato in ferro e mi guarda stupito: “Sì ok, ma non aveva ancora toccato terra quindi io avrei diritto di entrare, dico male?”.
Quello che usciva dalla mia bocca non rispecchiava minimamente lo tsunami di bestemmie che stava esplodendo nella mia testa. Mi sono limitata a di dire: “Mi scusi se le ho urlato ma, mi dispiace, abbiamo già chiuso la barriera casse. Il supermercato è chiuso”.
Buone Feste a tutti e che l’Epifania se li porti via!
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