Martedì scorso negozio di scarpe, avevo appena finito di provare un paio di scarpe, quando sento una voce armoniosa.
La signora in questione si stava lamentando con una povera commessa alla cassa.
“Mi spiace, signora, ma il buono sconto che mi ha dato è scaduto. Non posso effettuare lo sconto.”
“Qui dice, che dal 15 aprile al 27 aprile, su ogni pezzo della collezione in promozione ci sarà un ulteriore sconto del 20%. Mi sta dicendo che sto sognando?”
“Signora, se mi lasciasse spiegare…”
La signora, in tono calmo e pacato: “Risparmi le scuse, signorina. É tutto un grandissimo imbroglio. Voglio parlare con un responsabile, subito!”
Nel frattempo, tutti i clienti si erano avvicinati (sempre mantenendo le distanze) per vedere come andava a finire.
Arriva il responsabile, ascolta il monologo della signora che continua a ribadire il fatto che sia tutto una grande truffa e che dovrebbe licenziare la commessa perché non è in grado di fare il suo mestiere.
Alla fine della lamentela, il responsabile si avvicina con il coupon in mano.
“Signora, il buono non è usufruibile qui. Se legge qui sotto, tra le parentesi, è un coupon che è valido solo per il negozio in provincia di Venezia. In più, è scaduto da tre anni. Perciò, se voleva le scarpe a prezzo scontato, doveva pensarci prima, ormai non posso fare niente.”
“E quindi, cosa dovrei fare? Pagare le scarpe a prezzo pieno? Sa quanto costano? Secondo lei ho così tanti soldi da spendere? É tutto un grandissimo imbroglio.”
Il responsabile, visibilmente frustrato, si piazza dietro la cassa, batte le scarpe e si rivolge alla cliente.
“Sono 29 euro e novantacinque. Grazie e arrivederci.”
Tutto il mio rispetto è andato a quel responsabile.