Supermercato, cassa 4.
Coda chilometrica, gente con lo sguardo vuoto e carrelli strabordanti. Io, già mentalmente a casa sul divano, ma prigioniero tra le corsie.

Davanti a me, lui: il cliente pasticcione, confusionario, eternamente impreparato.
Il tipo che non trova mai nulla nel carrello, che poggia la bottiglia sull’orlo del rullo così da rischiare ogni secondo un’esplosione di bibite frizzanti, che parla col cassiere come se fosse suo cugino perso di vista dal ’92.

Battute. Una raffica infinita di battute. Quelle che non fanno ridere nessuno, ma che lui accompagna con la risatina compiaciuta:
“Eh eh… oggi i prezzi volano più dell’inflazione!”
Silenzio totale.
“Ahah, meglio che vada a lavorare qui così mi pago la spesa da solo, eh eh!”
Il cassiere sorride con quella faccia da “sto lavorando, non sono pagato per ridere”.
La coda è immobile. Il tempo si è fermato.