Ricevo la chiamata alle 18:45 di martedì. Condominio anni ‘70, quartiere semicentrale: “Il lampione del cortile è morto, tutto buio, i bambini inciampano, i gatti ci vedono più di noi, venga SUBITO”.
Subito… alle sette di sera… ma tant’è.

Arrivo; mi accoglie la signora del terzo piano, autoproclamatasi portavoce dell’intero stabile. Con in mano una torcia da campeggio, mi fa strada come se stessimo esplorando le catacombe.

Scopro che il famoso lampione è un faro LED montato cinque anni fa “da un cugino elettricista part-time”. Prima di salire sulla scala provo il tester: zero Volt. Quindi non è la lampada, è la linea.

Salgo fino a metà, apro la scatola di derivazione: dentro un festival di morsetti allentati, fili di tre colori diversi (nessuno dei tre a norma), nastro isolante ingiallito e… uno stecchino da denti. Giuro. Infilato a fermare un conduttore. Deglutisco.