Bar.
Lavoro in un locale in centro, famoso per l’apericena che prepariamo la sera.
Abbiamo un prezzo fisso per tutto: qualsiasi bevanda, cocktail, birra o che sia + buffet ha sempre il solito prezzo (può sembrare ingiusto, lo so).
Il prezzo è inoltre fisso per tutte le età: che tu abbia 5 anni o 172, non fa differenza.
Tuttavia non sono un cameriere senza cuore e dunque, se al tavolo vi sono bambini o persone che non consumano molto, abbasso sempre il prezzo della consumazione, così sono tutti felici e spesso questi clienti tornano.
Ma ecco che arrivano loro: le mitiche, due sorelle con la figlia di una di loro.
Si siedono per fare l’apericena; spiego come funziona e proseguo l’ordine. Alla bambina faccio il prezzo ridotto, mentre la mamma mi dice: “Senta, io sono da poco incinta, quindi non consumo né mangio niente, è un problema?”
Beh, ci mancherebbe, signora! Non si preoccupi.
Avrei dovuto preoccuparmi io!
La furba, pensando di potersi nascondere in mezzo alla mole di gente presente nel locale, crede di riuscire a mangiare dal buffet, senza però pagare nulla.
Peccato che le vada male: notato che la signora si sta scofanando una cosa tipo 4 piatti pieni di cibo, intervengo, dicendo pacatamente, che alla fine sta consumando e che, nel rispetto degli altri clienti, dovrà pagare la consumazione.
E qua parte l’uragano: “MA IO SONO INCINTA!”
Già, quindi può scroccare tutto quanto vuole, tanto è incinta.
Cercando di buttare giù il boccone amaro, rispondo: “Signora, lei sta consumando del cibo. E non poco, aggiungerei. Questo cibo deve pagarlo.”
Poi mi viene in mente un compromesso.
Facciamo così, signora: a sua figlia ho applicato uno sconto, faccio a prezzo pieno la sua bevanda, così è come se divideste un apericena in due.
(Non si potrebbe fare, ma evitiamo di litigare e andiamo incontro a questa matta facendola risparmiare.)
Mai lo avessi detto.
Questa, con occhi che quasi schizzano fuori dalle orbite, sbraita: “LA MIA BAMBINA AVREBBE PAGATO?! MA È UNA BAMBINA! UNA BAMBINA!! QUANDO VADO AL RISTORANTE, ALLA MIA BAMBINA, NON FANNO PAGARE NULLA!!!”
E qua tolgo ogni mio filtro e rispondo seraficamente: “Molto bene, signora, lei è molto fortunata ad andare in questi tipi di ristoranti, non poteva andare lì anche questa sera?” (Avrò sbagliato, ma chissene.)
Dopo avermi minacciato di farmi licenziare, di fare recensioni negative, di far chiudere il locale (in tutto questo pure la sorella aveva iniziato a difendere la consumazione non gratuita di sua nipote), ecco che arriva il mio titolare.
La mammina sbraita anche con lui, spiegando il trattamento subito ed ecco che il mio capo (che da quel giorno è diventato una sorta di divinità) risponde molto diretto: “Signora, il ragazzo le stava facendo uno sconto. Sua figlia dovrebbe pagare il prezzo presente sul menù, non siamo tenuti a fare un prezzo di favore, a meno che non venga fatto per bontà nostra. Quindi, dato che di bontà non ne abbiamo più, lei ora mi paga il massimo.”
La sorella, presa malissimo (il mio capo sa incutere molto timore) si scusa e paga il tutto.
Poco dopo se ne vanno senza salutare e mai più viste.
Perdonatemi la cattiveria, ma se non c’hai soldi per uscire, STA’ A CASA.