Io ve lo giuro, oggi ho *rischiato seriamente* di perdere la pazienza. E per chi mi conosce sa che ci vuole tanto.

Vado all’orto nel pomeriggio, dopo una giornata di lavoro, stanco ma contento perché finalmente le mie insalate erano pronte da tagliare. È la prima cosa che ho piantato quest’anno, mi ci sono sbattuto dietro ogni giorno. Ho tolto lumache, protetto dalle piogge, coperto con la retina… insomma: sudore, pazienza, ore rubate al sonno.

Appena arrivo vedo un vecchio — sì, un vecchio, lo dico con rispetto ma senza sconti — *inginocchiato nel mio orto*, con un paio di forbici in mano e **il sacchetto pieno di insalata mia**.

Gli dico secco:
“Scusi, ma cosa sta facendo?”

E lui, senza nemmeno alzare lo sguardo:
“Eh, prendo un po’ d’insalata, pensavo fosse di tutti!”

DI TUTTI?!? Ma siamo al mercato o a casa tua?

Gli rispondo:
“No, non è di tutti. È il *mio* orto. L’ho seminata io, coltivata io. Qui ogni pezzo è assegnato. C’è pure il cartello col nome, se non fosse abbastanza chiaro.”
E lui, tranquillo come niente fosse:
“Vabbè, ma tanto che sarà mai? Una busta d’insalata…”

**A quel punto ho perso il controllo.**

Gli ho strappato il sacchetto di mano — e giuro, col nervoso l’ho pure rotto — e gli ho detto:
“LEI ORA ESCE DA QUESTO ORTO. Non è che perché ha i capelli bianchi può entrare ovunque e prendersi la roba degli altri come gli pare. Con tutto il rispetto, ma il rispetto deve essere reciproco.”