Serata al ristorante.
Locale pieno, atmosfera tranquilla: coppie che chiacchierano a bassa voce, tavolate che ridono, profumo di piatti caldi che escono a raffica dalla cucina. In un angolo, arriva una famigliola: due adulti e un pargolo di circa cinque anni.

E da lì comincia lo show.
Il bambino, lasciato completamente allo stato brado dai genitori, parte come una pallina da flipper: corre tra i tavoli, si infila sotto le sedie, si arrampica sui gradini, rovescia terra e sassolini dai vasi ornamentali. A un certo punto gioca pure a nascondino con sé stesso: si nasconde dietro una colonna e poi salta fuori all’improvviso, giusto nel momento in cui uno di noi passa con tre piatti bollenti in mano.

La scena si ripete più volte: camerieri che si bloccano di colpo per non investirlo, equilibrismi degni di un acrobata del circo pur di non rovesciare cibi e bevande, clienti che alzano gli occhi al cielo. E i genitori? Beati, seduti, come se nulla stesse succedendo.