lavoro da anni nell’organizzazione di corsi di formazione.
Sicurezza sul lavoro, aggiornamento per impiegati, corsi per disoccupati, soft skills, tutto.
Ho smesso di contare i PowerPoint aperti.
Ma oggi, giuro, ho sbattuto la testa metaforica contro la realtà.

Corso gratuito, finanziato, 12 posti.
Mandiamo conferma via mail, chiamiamo, tutto in regola.

Ore 9:10 – arriva il primo.
Ore 9:15 – arrivano gli altri, un po’ in ritardo.
Ore 9:30 – parte il corso.

Ore 9:37 – uno alza la mano:

“Scusi, ma a che ora si mangia?”

Penso scherzi.
No. È serio.
Gli spiego che c’è una pausa a metà mattinata con caffè e biscotti.
Lui mi guarda deluso e mi dice:

“Ma non è prevista una cosa calda?”

Mi trattengo.
Dico: “No, il corso è gratuito. Offriamo formazione.
Non è un brunch.”

Ore 10:40 – pausa.
Ore 10:48 – sparisce.
Non torna più.

Ore 11:15 – chiama.

“Non torno, perché avevo capito che c’erano i primi piatti.”
E poi, serio:
“Mi sembra scorretto non specificarlo nel bando.”