Lavoro in biblioteca da 18 anni. Amo i libri. Adoro le persone che li leggono.
Tollero chi li restituisce in ritardo. Ma c’è una categoria che mi affascina e spaventa: quelli che usano i libri come se fossero cassetti da cucina.
Non sto parlando delle orecchie alle pagine o dei sottolineatori fluo su testi ottocenteschi (quelli li ho seppelliti in giardino, simbolicamente).
Parlo degli oggetti che ritroviamo dentro.
Ecco la mia personale top 10 trovata nell’ultimo anno:
Una fetta di salame sottovuoto (nel mezzo de Il ritratto di Dorian Gray, nessuna battuta).
Un test di gravidanza usato, senza custodia, dentro un libro su meditazione e fertilità.
Una foto tessera di un signore nudo. Nessun contesto. Solo nudità e autostima.
Due biglietti del bus del 1995. Entrambi obliterati. Nostalgia o collezione, non lo sapremo mai.
Un gratta e vinci vincente da 2 euro. L’abbiamo incassato e con quei soldi abbiamo comprato… un’altra biro.
Un crocifisso in legno (stranamente perfetto come segnalibro).
Una lettera d’amore strappata in tre, poi riattaccata con lo scotch e risepolta tra Le relazioni pericolose.
Un contratto d’affitto, firmato. Abbiamo resistito alla tentazione di fargli una revisione.
Un preservativo (sigillato), in un libro per bambini. Forse educazione precoce.
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