Oh, ve lo scrivo io il messaggio, anche se non sono uno da social. Ma quando ho letto i racconti degli altri mi è venuta in mente una scena troppo bella per non condividerla.
È lunedì mattina, c’è la fila, io sto tagliando fettine sottili per una signora che me le vuole “trasparenti ma intere, mi raccomando”, e intanto entra lui: completo elegante, mocassino lucido, l’aria di chi comanda pure sul soffritto.
Si mette dietro, sbuffa già dopo due minuti.
Quando arriva il suo turno, mi guarda e dice:
— “Vorrei mezzo chilo di pollo. Ma solo la parte sinistra, grazie.”
Io ci resto un attimo. “Scusi?”
E lui ripete, serio come se stesse ordinando un whisky raro:
— “Solo la parte sinistra del pollo. È quella che preferisco.”
Gli spiego con calma che il pollo non viene allevato in semicerchi, e che le parti vengono divise secondo tagli anatomici, non secondo latitudine del volatile.
Lui insiste. Dice che “l’altra volta gliel’avevano fatto”.
Non so chi gliel’abbia fatto, forse lo zio chirurgo, ma di sicuro non ero io. Allora prende e se ne va, indignato, dicendo:
— “Andrò da chi sa lavorare.”
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