Quando mi hanno proposto di partecipare a una fiera a Guangzhou con i miei prodotti fatti a mano, ho pensato: ‘Ma che vado a fare là? Quelli producono milioni di borsette al giorno, io ne faccio dieci alla settimana’.
Ma poi ho detto sì. Avevo voglia di far vedere cosa vuol dire fatto bene. Quello vero.
Primo giorno di fiera, uno si avvicina al mio stand, occhi a mandorla e giacca firmata, prende in mano una delle mie borse, la guarda per due secondi e mi fa:
‘Molto bella, ma non capisco il prezzo. In Cina facciamo uguale a un decimo’.
Io non mi scompongo. Gli sorrido, gli do la mia borsa e gli dico: ‘Portala al tuo stand e prova a farla aprire da un tuo tecnico’.
Dopo un’ora torna con la borsa smontata, sguardo meno sicuro.
‘Non abbiamo capito alcune cuciture. La pelle… è conciata vegetale? E il filo?’.
Io: ‘Pelle al vegetale, cuciture a mano, filo cerato ritorto a freddo. Non si scuce, neanche se ci provi’.
Lui annuisce, poi guarda i colleghi. Dice qualcosa in cinese che non capisco, ma ridono meno di prima.
Alla fine mi chiede se può comprarne una.
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