Un mio vicino di casa con il quale non avevo mai avuto a che fare (dato che abita al numero civico successivo al mio e niente di più) mi suona al campanello e quando apro la porta egli mi dice: “Questo tritatutto non funziona più. L’ho portato direttamente a te per far prima”.
Al che gli rispondo: “A parte il fatto che ci conosciamo solo di vista e dunque dovrebbe darmi del Lei, chi Le ha detto di rivolgersi a me? Se il prodotto non funziona lo deve portare al punto vendita, ove eventualmente sostituiranno l’articolo oppure lo manderanno in assistenza, ovviamente rilasciandoLe regolare ricevuta”.
“Ma dato che lavora lì, faccio prima a darlo a Lei” (con il Lei detto con fatica, certamente per ignoranza, nel senso che egli sa coniugare le frasi solo con il tu)
“Uno che lavora lì, lavora lì solo nell’orario di lavoro. Stop. Se il prodotto non funziona, è il proprietario (o un suo delegato) a portarlo in negozio. I prodotti vanno consegnati al punto vendita”
“Io delego Lei”
“Lei può delegare chi accetta tale delega e io non la accetto: perché sono fuori dall’orario di lavoro, perché i prodotti vanno (lo ripeto) consegnati al punto vendita e perché non La conosco. Inoltre, chi Le ha detto dove lavoro? E poi: cosa pretende da me?”
“Eh, ma adesso ci presentiamo”
“Non mi interessa conoscerLa e se proprio vuole saperlo non lavoro più là”
“Perché?”
“Sa che esistono le leggi sulla riservatezza? Non sono fatti suoi il perché sia venuto via: si faccia i fatti suoi”
“Lei è un maleducato”
“No, il maleducato è Lei che (senza neppure conoscermi) viene a importunarmi, mi dà del tu, pretende che Le faccia un favore che anche volendo non poteri farLe e mi chiede informazioni personali”.
“E allora cosa faccio?”
Io: “Semplice: lo porta al punto vendita. Oppure può andare a fare in c*lo. Ecco, ora può dirmi che sono maleducato (ma mai quanto Lei), contento?”
E il maleducato (poiché il vero maleducato è lui) se ne va…
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