Lavoro in un’agenzia viaggi da sei anni. Ho organizzato di tutto: viaggi di nozze alle Seychelles per coppie che non si sopportano già più, tour spirituali in India per clienti che non sanno nemmeno dove sia il Taj Mahal, e vacanze “di totale relax” per famiglie che tornano più stressate di prima.
Ma niente mi aveva preparata alla famiglia Marsili.
Entrano un martedì mattina qualunque, verso le 10. Mamma, papà e due gemelli di circa otto anni che appena mettono piede nell’agenzia cominciano a litigare su chi ha inventato il gioco del Monopoli. Il papà li ignora con l’aria di chi è abituato a vivere nel caos. La mamma invece sfodera la mappa.
Una mappa dell’Europa, stampata in A3, con dodici post-it colorati attaccati in ordine sparso: gialli in Germania, rosa in Francia, uno azzurro inspiegabilmente in Belgio.
«Buongiorno!» dice tutta allegra. «Vorremmo fare un viaggio che tocchi almeno cinque Paesi. Senza aerei. Spesa contenuta. Posti non troppo turistici. E se possibile… cose divertenti per i bambini!»
Io: sorriso istituzionale. Annuisco. Dentro di me: “Ok. Prendiamo fiato.”
Mi siedo con loro. Lei comincia a spiegare: il figlio ama i treni, la figlia vuole vedere “una mucca vera” (giuro), il papà vorrebbe assaggiare birre locali “ma senza guidare”.
Inizia la maratona. Treno da Bolzano a Innsbruck. Due notti in un maso tirolese. Poi Salisburgo, che ha un museo dei giocattoli. Da lì, treno panoramico fino a Lindau, sosta sul Lago di Costanza. Tappa successiva: Lucerna, Svizzera, notte in ostello “ma pulito, eh?”. Infine si scende in Liguria, perché “almeno tre giorni al mare ci vogliono”.
Ogni volta che trovavo una soluzione, la mamma staccava un post-it e lo metteva sul bancone, come se stessimo completando una missione segreta. I bambini, nel frattempo, facevano a gara a chi riusciva a spingere più forte la mia sedia girevole mentre parlavo.
Dopo un’ora e mezza, sembrava tutto fatto. Itinerario pronto, preventivo stampato, la mamma aveva perfino gli occhi lucidi.
«Perfetto!», dice il papà con un sorriso. «E adesso… ce lo può fare anche per Natale, ma con la neve?»
Io li guardo. Silenzio. Uno dei gemelli mi mostra un peluche e dice: «Lui vuole vedere le renne vere.»
In quel momento ho capito che in fondo mi piace questo lavoro. È un po’ come giocare a Tetris, ma con famiglie intere.
Li ho salutati col sorriso. Mi hanno promesso che mi avrebbero mandato una cartolina da “uno dei cinque Paesi”.
Non l’ho mai ricevuta.
Però a dicembre… sono tornati. Con una mappa nuova. Più grande. Con post-it laminati.
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