Oggi il mio compito è occuparmi del check-in e dell’imbarco dei passeggeri, mentre il mio collega/manager sarà sul tarmac a gestire il parcheggio dell’aereo e i bagagli. Come per ogni volo mattutino, si crea una piccola coda che procedo a smaltire.
“Nome, numero di prenotazione, può mettere la valigia sulla bilancia?” e così via.
Però ad un certo punto arriva lui, che accompagna la figlia studentessa universitaria con valigia palesemente fuori limite. Dopo mesi di sollevamento bagagli come attività fisica favorita sono ormai un sensei dell’antica arte del pesare le valigie ad occhio. E l’occhio dice chiaramente che qui siamo abbondantemente sopra i 25 chili.
Con il mio migliore sorriso a 78 denti invito il genitore forzuto a mettere la valigia sulla bilancia. Sono ovviamente arrivati in ritardo e all’ultimo momento per il check-in. L’aereo già sta atterrando e potrei farmi cogliere dallo stress e lasciar correre. O potrei farlo per semplice goodwill.
Il problema è che il genitore in questione è un cliente abituale. Ed è uno che abitualmente ha lo stesso modus operandi di un serial killer.
Arriva sempre all’ultimo minuto utile. Prova sempre a dire che la valigia è già stata pesata. Prova sempre a dire che non è il caso, che ha fretta.
La scenetta si ripete anche questa volta, finché alle mie rimostranze la valigia arriva in bilancia e succede qualcosa di strano, prima la bilancia salta ai 28, e poi gradualmente scende a 22.
Ora, ci sono tanti fenomeni fisici interessanti da studiare soprattutto nelle zone artiche. Purtroppo, però la sparizione della massa non mi risulta pervenuta.