Era una di quelle giornate lunghe, che ti senti già pronto a mettere il pigiama alle cinque del pomeriggio. Ore 19.45, supermercato DANOC, fila chilometrica alle casse, io che stringo in mano la tessera punti come se fosse il biglietto vincente della lotteria. Oggi si decide: premio o non premio.
Consegno la tessera alla commessa con l’aria trionfante di chi ha accumulato settimane di “acquisti ragionati” (in realtà solo pacchi di biscotti in offerta). La commessa, diligente, dà un’occhiata alla tessera e mi dice con tono professionale:
— “Serve un documento della signora.”
Io, che già immaginavo di tornare a casa con il tostapane nuovo in mano, mi irrigidisco:
— “Eh… non ce l’ho con me.”
Lei insiste:
— “Allora almeno una foto.”
E lì succede la magia. In quel nanosecondo il mio cervello, stanco e svuotato dalla giornata, ha deciso di interpretare la parola foto come “qualsiasi immagine che raffiguri mia moglie”. Senza esitare, tiro fuori il telefono e mostro orgoglioso lo schermo: una splendida foto di mia moglie in giardino… con il cane.
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