Ciao,
sono capotreno da ventun anni.
Non è un mestiere che ti regala sempre gentilezze.
Anzi, a volte la gente ti guarda come fossi un fastidio in divisa.
Ma oggi ho voluto scrivervi per dire il contrario.

Treno regionale, pieno ma tranquillo.
Salgono quattro ragazzi, massimo diciott’anni.
Vestiti in modo normale, zaini in spalla, uno ha la chitarra.
Mi mostrano il biglietto prima ancora che dica qualcosa.
Io sorrido. Uno di loro mi guarda serio e mi fa:

“Ce l’abbiamo. E grazie per il lavoro che fate.”

Mi ha spiazzato.
Non era ironico, non era uno scherzo.
L’ha detto con tono sincero.
Gli altri annuivano.

Dopo dieci minuti torno indietro, li vedo che raccolgono una bottiglia vuota da terra (non era loro) e la portano al cestino del bagno.
Uno mi guarda e fa:

“Ci piace viaggiare. Cerchiamo di farlo con rispetto.”