Ogni tanto qualcuno entra nel mio centro estetico come se fosse un confessionale, ma senza chiedere assoluzioni. Solo perché ha bisogno di qualcuno davanti a cui recitare il proprio monologo.

Settimana scorsa è entrata una signora che non avevo mai visto. Gira attorno alla reception, guarda i prodotti, sfiora le brochure. Dopo due minuti buoni si avvicina, ma non per chiedere un trattamento.
«Scusi, ma è vero che la radiofrequenza fa venire il cancro?»
Domanda secca. Così, senza buongiorno.
Le spiego cos’è, le controindicazioni, che ovviamente ci sono casi in cui non si fa, e che qui nessuno si improvvisa.
Ma lei continua:
«E il laser? Non sarà che tra vent’anni ci troviamo tutte le gambe rovinate, come con le lampade abbronzanti?»

Provo a rassicurarla, ma lei passa al tema “cosmetici”:
«E questi? Non saranno pieni di microplastiche, vero?»
Non ha ancora detto cosa vuole. Né ha preso un appuntamento. Sta solo… sparando. E io incasso.

Alla fine, dopo venti minuti, chiede un listino. Lo guarda.