Vanno completamente in panico. Si guardano tra loro smarriti, come se gli avessi chiesto di risolvere un’equazione impossibile. Cominciano a sparare nomi a caso, con un tono sempre più interrogativo:
“Eh… Antonio?”
“Forse… Franco?”
“Che ne dite di Riccardo?”
Alcuni ridono, altri si mordono le labbra. Uno propone “Gelsomina”, seguito da un altro che propone “Spillo”, evidentemente ispirato agli aculei del riccio.
Io li osservo, un po’ divertita, un po’ perplessa. Per un attimo penso che stiano scherzando. Ma no, sono serissimi. Guardano la torta con lo stesso rispetto con cui si guarda un neonato da nominare.
Dopo un paio di minuti così, con loro che sembrano alle prese con la scelta più importante della serata, capisco finalmente l’equivoco. Mi si accende la lampadina e dico, cercando di trattenere la risata:
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