Ho aperto la mia ferramenta nel lontano ’84.
Era un negozio piccolo, con il bancone in legno, i chiodi venduti a peso, la macchina per duplicare le chiavi che sembrava un trattore.
Da allora ho visto cambiare la città, i clienti, i cataloghi… ma non certe scene.
La settimana scorsa entra un tipo sulla cinquantina, occhiali da sole al chiuso, passo deciso.
“Buongiorno, cerco delle viti.”
Già partiamo bene.
“Certo, di che tipo?”
“Mah, quelle normali.”
“Ce ne sono centinaia di tipi: testa piatta, svasata, torx, a croce, filettatura grossa o fine?”
Lui mi guarda come se gli avessi parlato in sanscrito.
“Quelle che si avvitano.”
Respiro, sorrido. Cerco di accompagnarlo nel magico mondo della ferramenta. Gli mostro un paio di esempi.
“Più o meno… come queste?”
“Eh no, non così corte… e non così lunghe.”
“Allora… medie?”
“Bravissimo, medie. Ma devono anche tenere bene.”
“E cosa deve fissare?”
“Una cosa pesante, tipo una mensola.”
“Su che muro?”
“Mah… muro. Normale. Di casa.”
“Mattone? Cartongesso? Cemento armato?”
Lui, serissimo:
“Non lo so, mica l’ho costruita io la casa.”
Dopo dieci minuti buoni a giocar di fantasia, viene fuori che vuole fissare uno scaffale nel box e lo ha fatto con il silicone.
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