Lo accompagno nel retro. Gli chiedo di togliersi il giubbotto.
Dentro aveva infilato non solo le cuffie, ma anche l’antitaccheggio intero, col supporto in plastica e l’etichetta col prezzo attaccata.

“Ah… non me n’ero accorto, dev’essersi infilata da sola!”

Ma il meglio arriva quando gli chiedo i documenti.

Si rifiuta.

“Va bene,” gli dico. “Allora chiamiamo i carabinieri.”

“No, aspetta.”

Si toglie la mascherina chirurgica che aveva tenuto su nonostante il caldo (a pandemia finita) e… ha tatuato il proprio nome sul collo.

Nome e cognome.

“È un nome comune,” prova a dire.

Ho trattenuto le risate a fatica.

Alla fine si è beccato la denuncia. E mentre usciva ha pure detto:
“Ma le cuffie non mi servivano, era solo per vedere se ci riuscivo.”