Tornata in spogliatoio, l’ho fatto leggere a Silvia, la collega che da anni cambia più letti di quanto chiunque cambi idea. Anche lei ha riso, ma con quel mezzo ghigno stanco da “questo me lo incornicio accanto alle salviette usate piegate a forma di cigno”.

Alla fine abbiamo appeso il bigliettino in bacheca con la graffetta rossa e ci ho scritto sotto, con il pennarello:

“Ci avete promosso. Noi invece vi bocciamo in discrezione, fiducia e igiene mentale.”

E ogni tanto, quando rientro in una stanza con una pizza lasciata nel cassetto del comodino o con la sabbia dentro la doccia, lo guardo e mi dico:

c’è chi almeno si è ricordato di dire “grazie”, anche se a modo suo.

Però la prossima volta, signori esaminatori, portate almeno la penna rossa.