Quando ho dato la prima mano di giallo vivo sulla parete, giuro, mi sono vergognato. Mi sono girato a controllare se i vicini mi guardavano dalle finestre. Ho visto una signora con la faccia tipo “oddio stanno aprendo un fast food”.
Poi arriva il giorno del tetto. Due mani di primer, poi giù con quel blu che sembrava uscito da un manga giapponese. E lì, sotto il sole, guardando quella casa sgargiante che sembrava più un modellino LEGO che una villetta… mi ha colto una strana sensazione.
Non disgusto.
Non fierezza.
Qualcosa a metà. Tipo: “Non è casa mia, ma almeno è diversa.”
Finito tutto, il cliente esce con una birra in mano, guarda il lavoro, fa un giro, e mi fa:
“Bravo. Finalmente una casa che non si mimetizza con il cielo nuvoloso.”
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