Mi chiamo Paolo e faccio il macchinista da quasi vent’anni. Non mi capita spesso di scrivere queste cose, ma l’altro giorno ho sentito il bisogno di raccontarla a qualcuno.

Era il classico pomeriggio afoso, treno regionale strapieno, pendolari stanchi e turisti persi. Ci fermiamo in una stazione intermedia, piccola, con banchina bassa.

Scende una signora visibilmente agitata. Nulla di strano, capita. Quello che non capita spesso è che, appena il treno riparte, sento bussare alla porta della cabina. Apro dallo spioncino, ed è… lei.

“Devo scendere! Mi ero dimenticata di prendere la valigia!”

Io cerco di spiegarle che ormai abbiamo lasciato la stazione da tre minuti.

Lei: “E vabbè, allora torna indietro. Se lo chiedo io potete farlo, giusto?”

Io le spiego con calma che un treno non è un taxi e che torneremo sì, ma fra due ore.

Lei alza gli occhi al cielo, sbuffa: “Ma almeno potete lanciare un annuncio? Magari qualcuno la prende per me.”

(Con l’altoparlante del treno in movimento, eh.)