Arriva la zia Teresa. Legge. Si gira. Mi guarda.
“Chi è il cretino che ha messo mio marito con quelli della tombola?!”
Mi avvicino pacata, col sorriso diplomatico che ho affinato negli anni: “Signora, sono il cretino. Ma glielo giuro: mi è stato detto che suo marito si trova bene con quel gruppo.”
“Sì, ma non con Alfredo. Alfredo gli ruba sempre il microfono quando canta Battisti.”
…
In breve: prendo il tableau, lo smonto, sposto tre tavoli, ristampo i nomi con una stampante portatile, mi taglio un’unghia cercando di rimettere i cartoncini, il vento fa volare un segnaposto nel laghetto dei pesci rossi, recupero tutto e riesco a consegnare una cena ordinata, serena e — incredibilmente — con tutti seduti dove volevano.
A fine serata, la sposa mi abbraccia e mi sussurra: “Non so come hai fatto, ma ti giuro che se un giorno avrò un figlio, lo chiamerò come te.”
Io mi chiamo Francesca. Lei ha avuto una bambina. E si chiama… Noemi.
Ma il pensiero resta.
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