Oggi è già caldo alle cinque. Quel caldo appiccicoso di luglio che ti si infila sotto il grembiule e ti accompagna per tutta la giornata. Stavo finendo di sistemare i filoni appena usciti quando è entrato un signore mai visto.
Avrà avuto settant’anni, forse qualcosa di più. Camminava piano, con un cappello di lino chiaro e una di quelle camicie a righe sottili da uomo che ha ancora voglia di vestirsi bene.
Ha guardato il bancone in silenzio per qualche secondo, poi ha puntato il dito su un pane con il taglio a spiga.
— ’Lo faceva anche mio padre così. Uguale. Aveva un forno a Pavia. Io lo odiavo, quel forno. Ogni sabato mi svegliava alle quattro e mi ci portava dietro. Diceva che dovevo imparare. E io sbuffavo, mi appoggiavo al sacco della farina e aspettavo che finisse. Ora darei tutto per stare lì ancora, su quel sacco.’
Parlava piano, ma senza lamentarsi. Come se quelle parole gli uscissero da sole, insieme al ricordo del pane e dell’uomo che non c’è più.
Gli ho fatto un cenno e gliene ho preso uno bello, col taglio venuto preciso. L’ho messo nel sacchetto, ma prima di passarlo sul lettore per lo scontrino, ho esitato.
— ’È della casa.’
Commenti recenti