“Quello che aspettava il pacco, ma non voleva riceverlo”
Non so se si possa definire assurda o solo profondamente italiana, ma questa è la consegna che mi porto dietro da settimane.
Tanto che ve la scrivo qui, così almeno esce dalla testa.

Dovevo consegnare un pacco — niente di grosso, uno scatolone medio, nome e cognome, citofono leggibile (miracolo), tutto a posto.
Suono.
Niente.

Risuono.
Una voce maschile risponde, molto gentile:

“Chi è?”
“Corriere.”
“Ah. Ma… a nome di chi?”
Leggo il nome.
Silenzio.
Poi:
“Mi dispiace. Non posso accettarlo.”

Mi blocco.
“Scusi?”

“È un regalo di mia moglie. Ma oggi litighiamo. Non me lo merito.”

Giuro.
Non me lo aspettavo.
Gli chiedo se vuole che ripassi.

“No. Oggi no. Se domani facciamo pace, magari sì.”

Io resto lì con lo scatolone in mano, in un pianerottolo silenzioso, mentre il vicino di casa esce e mi guarda come se stessi consegnando esplosivi.

Il giorno dopo torno.
Citofono.
Mi risponde di nuovo lui.