Salone pieno, sabato mattina, già l’aria è tesa perché siamo tutte in ritardo di venti minuti e ogni cliente che entra ci guarda tipo:
“Ho l’appuntamento alle 10 e sono le 10.04… spiegami perché non sto già con la tinta in testa”
(Lo dico: secondo me il tempo in salone si misura con fusi orari paralleli.)
Comunque, entra lei.
Sui sessanta, occhiale da sole in testa, borsa Louis Vuitton un po’ finta, profumo che si sente pure in lavanderia.
«Buongiorno. Mi fate solo piega. Ma ho fretta, eh. In mezz’ora devo essere fuori.»
«Ha appuntamento?»
«No, ma passo sempre. Mi conoscete. Sono l’amica di Patrizia, quella che viene il giovedì.»
(Ecco. Patrizia la conoscono in tre saloni diversi. Un giorno le facciamo un monumento.)
Le spiego con gentilezza che siamo piene, che se vuole può aspettare, magari una mezz’oretta, oppure tornare nel pomeriggio.
Mi guarda…
«Eh ma scusa, sono solo capelli! Una piega cosa vi ci vuole? Due minuti?»
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