Ciao,
gestisco uno studio fotografico, di quelli che ancora stampano le foto su carta, con i bordi lucidi e i riflessi che si vedono solo in controluce.

Oggi è venuto un ragazzo, vent’anni scarsi.
Chiavetta USB in mano, sguardo incerto.
Mi dice che vuole stampare delle foto, “perché il telefono ogni tanto si rompe, e io certe cose non voglio perderle”.
Già lì mi stava simpatico.

Apriamo le cartelle, mi fa vedere cosa vuole:
una decina di foto, tutte sfocate, mal tagliate, a volte con filtri strani.
Ma si vede che per lui quelle immagini contano.
C’è una nonna che ride, una pizza mezza mangiata, un cane con la lingua fuori, una foto di gruppo dove manca un pezzo di testa ma si sente la felicità.

Gli chiedo se vuole sistemarle, tagliare, correggere.
Mi dice di no.

“Le voglio così. Perché erano così anche nella mia testa.”

E io ho pensato che a volte stampiamo anche quello.
La memoria imperfetta.