Eccomi qui, la cassiera che vi scrive in un giorno qualunque, ma con la certezza che, oramai, certi “soggetti” li annuso a chilometri di distanza. Ammetto, però, che dopo ore in cassa, a pieno ritmo, con una fila che non accenna a diminuire, anch’io mi trasformo in una creatura non poco intollerante a ogni forma di genere vivente. Le mie espressioni facciali non mentono e il mio disappunto si fa più che evidente.


Il Valzer della Suocera e della Nuora: Atto Primo

Ed ecco che si palesa la suocera, armata di passeggino, che nell’attesa si produce in una serie di versi acustici rivolti a quella povera bimba, bella come un sole, ma, ahimè, ignara della tempesta ormonale e psicologica che sta per scatenarsi intorno a lei. La gente in coda, nel frattempo, si interroga sull’identità della signora dai forti vocalizzi sonori: è in fila o è semplicemente in attesa della nuora? La confusione, si sa, è la madre di tutte le code.

Poi, finalmente, arriva lei: la nuora. Ragazza acqua e sapone, giovane, nemmeno troppo, con quell’aria da “ne ho viste tante ma non abbastanza per capire che la cassa di un supermercato è un campo minato”. E inizia la sua epica impresa: disporre la spesa sul rullo. Un’impresa che nemmeno Ercole avrebbe affrontato con tanta dedizione, perché ogni articolo viene appoggiato con una precisione maniacale: in ordine di grandezza, peso specifico e, ovviamente, classificazione alimentare. Un capolavoro di organizzazione che ti fa chiedere se sia una spesa o una mostra d’arte moderna.


Il Dramma della Busta Perduta e la Teoria del Pre-ciclo

La suocera, intanto, si dibatte con la borsa premaman della nuora, cercando disperatamente una busta, tra un nitrito e un cinguettio alla nipotina. La nuora, da brava eroina, abbandona il suo capolavoro di classificazione alimentare e si lancia in un soccorso spasmodico. Io, intanto, continuo a scansionare i prodotti con la mia espressione seria e imperturbabile, ripetendomi come un mantra: “Il mio atteggiamento giudicante e antipatico verso queste due clienti deve essere assolutamente azzittito dalla sottoscritta. Essendo madre di ben tre figli, ‘devo’ e ‘ho la volontà di’ comprendere le difficoltà che comporta anche un semplice giro al supermercato.”

Ma il karma, o forse la sbadataggine, si presenta sotto forma di carrellino non svuotato. La nuora, concentrata sulla “fantomatica busta”, si era dimenticata che la sua spesa non era finita. E così, la spesa del cliente successivo avanza, creando il caos: “Questo è mio… questo è suo… come facciamo? Non c’è spazio sul rullo?!?”

Avrei voluto urlare che mettere due articoli su un rullo, con tanto di divisorio, è un’impresa alla portata della maggior parte degli individui. Ma mi zittisco, respiro profondamente e mi chiedo se sia il pre-ciclo a rendermi intollerante all’intera razza umana.


L’Epilogo: Buste e Sguardi Che Uccidono

Mi accorgo subito che la famosa busta non basterà per insacchettare la merce. Cercando candidamente di evitare il mio sguardo verso destra, dove la fila era ormai giunta alla porta del magazzino, chiedo: “Le servono altre buste?” La nuora alza lo sguardo, pondera la mia richiesta per un tempo che sembra infinito, e poi mi risponde: “Quante me ne puoi dare?!?” A quel punto, ogni traccia di diplomazia svanisce dal mio agire. La risposta esce dalla mia bocca in automatico, accompagnata da uno sguardo che dice: “Signora, nella mia onorata carriera di addetta alle vendite, ne ho viste e ne vedrò ancora tante.” La mia voce, però, mantiene un tono che rasenta l’ironia gelida: “Signora, tutte quelle che le servono!”

Dopo mille peripezie, questa giovane (ma non troppo) mamma, dall’aspetto intelligente e confuso, è riuscita a insacchettare la sua spesa di 38 euro (e pensate se fosse stata di più! ‍♀️). Il tutto, ovviamente, con l’aiuto della rassicurante figura della nonna, che ha continuato a intrattenere la piccola, la quale, va detto, non ha fatto una piega, mai un verso, mai un pianto! Persino la bottiglia di vetro, con estrema fatica, è riuscita a trovare posto nella borsa premaman.

Tratto da una storia vera e da un giorno di ordinaria follia. È arrivata l’ora che io cambi lavoro. O forse, semplicemente, che inizi a vendere solo buste.

Elisa R.

Pikkolin, anche io!