Ciao, vi scrivo per raccontarvi di una serata che ancora oggi, se ci penso, mi si rizzano i peli sulle braccia… e non per l’emozione.

Discoteca anni ’90. Io facevo il tecnico luci, con un impianto che oggi definirebbero “vintage”, ma che all’epoca era il top: strobo, teste mobili, gelatine a nastro e centralina analogica che sembrava uscita da un film di fantascienza sovietica.

Una sera il mio capo – che normalmente si occupava della gestione cassa e che di luci capiva quanto io di ginnastica ritmica – decide che vuole “mettere mano all’atmosfera”. Dice di aver visto un video di Ibiza e che “luci più calde e movimento più fluido” avrebbero attirato più gente.

Gli dico che le luci sono programmate per andare a tempo con la musica. Risposta?
“Fidati, so cosa faccio. Una volta ho lavorato a una convention per frullatori ed era uno spettacolo, sembrava la NASA.”

Gli lascio la centralina per cinque minuti. Cinque.

In quel tempo riesce a:

– Mandare tutte le luci in modalità strobo continua, manco fossimo a un rave del 2099.
– Accendere i fumi e dimenticare di spegnerli, fino a creare un muro bianco che ha fatto evacuare metà sala.
– Impostare un loop su “luce rossa fissa” durante una hit dance anni ’90. L’effetto? Sembrava che stessimo ballando in una sirena di emergenza.