Lavoro in vetreria da più di vent’anni, e ormai penso di averle sentite tutte… finché non è arrivato lui.

Un pomeriggio entra in laboratorio un signore sui cinquanta, giacca di pelle, occhiali da sole, il passo di chi ha già in mente il progetto perfetto. Mi dice che vuole una porta scorrevole in vetro temprato per separare cucina e salotto. La vuole spessa, resistente, “di quelle che durano una vita”.

Gli spiego le opzioni: vetro normale, stratificato, temprato… lui interrompe:
«Temprato. Ho visto nei film americani che è il più forte. Ci puoi tirare contro di tutto e non si rompe».

Io, già col campanello d’allarme acceso, provo a spiegare: «Guardi che il temprato è molto resistente, ma non è indistruttibile, e soprattutto non è antiproiettile. Quello è un altro tipo di vetro».
Lui sorride: «Sì sì, ho capito… ma io voglio il meglio. Fidati, non si romperà mai».

Facciamo il lavoro: taglio, molatura, fori per la ferramenta, poi via in forno a 650°C, tempra perfetta. Il risultato è impeccabile, lui la guarda come un bambino con un giocattolo nuovo.

Passano due settimane e mi richiama con un tono tra il seccato e il teatrale:
«Dobbiamo parlare del vetro. È difettoso».

Vado da lui pensando a un urto accidentale. Entro in casa e mi trovo davanti il disastro: la porta ridotta in milioni di cubetti lucidi per terra. Il tipico effetto “granella” del temprato.

«Cos’è successo?» chiedo.
Lui: «Si è rotto subito. E non per colpa mia».
«Ma… ha preso un colpo?»
«Beh, sì… ma niente che un vetro temprato non dovrebbe reggere».

Qui inizio a capire che c’è sotto qualcosa. Lo incalzo: «Che tipo di colpo?».
E lui, dopo una pausa: «Ehm… avevo degli amici a casa, stavamo parlando di quanto è resistente, allora ho pensato di fare una dimostrazione».
«Dimostrazione… in che senso?»
«Sai nei film, quando sparano al vetro temprato e rimbalza tutto? Ecco…»
Mi fermo e lo guardo negli occhi: «Lei… ha sparato alla porta?».
Lui: «Beh… sì. Ma solo una volta. Con una pistola piccola».

Respiro profondamente: «Signore, il vetro temprato non è antiproiettile. Resiste agli urti comuni, al calore, e se si rompe non fa schegge pericolose. Ma un proiettile lo buca. Sempre».
Lui, un po’ arrossendo: «Ah… quindi nei film è tutta finzione?»
«Sì. Esattamente come le macchine che esplodono quando gli spari al serbatoio».

Alla fine, gli rifaccio la porta, ma prima di montarla gli consegno un bigliettino scritto a mano:
“Vietato test balistico in casa”.

Quando torno qualche mese dopo per un altro lavoro, mi racconta ridendo che i suoi amici non lo prendono più in giro… ma solo perché hanno visto il video della “prova” e lo usano come tormentone.