Oh ciao,
allora, lo so che non siete uno psicologo, ma oggi devo sfogarmi con qualcuno che almeno capisce che lavorare in un centro scommesse non vuol dire avere il potere di cambiare i risultati delle partite.
Giuro.
Turno tranquillo fino alle 10.
Poi entra lui, già agitatino.
Mi chiede se si può rigiocare una schedina “che non ha perso, ma che non ha vinto per colpa dell’arbitro.”
Gli spiego che non funziona proprio così.
Mi guarda come se gli avessi confessato di tifare contro la sua squadra.
Poi parte:
“Perché voi lo sapete eh.
Lo sapete prima chi vince.
E fate finta di no.”
Io lì.
In piedi.
Con la stampante termica inceppata.
Con gente in coda che vuole il gratta e vinci da 2 euro “quello che porta fortuna ma non quello della scorsa settimana, che ha portato sfortuna”.
E niente, lui continua:
“Comunque quella partita non conta.
Io avevo messo gol al 60esimo e hanno segnato al 59.
È come se fosse il 60, no?”
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