Non scrivo mai queste cose.
Ma oggi sono uscito dalla sala e ho dovuto prendermi un momento.
Ero in orario, lo studio tranquillo, la paziente in anticipo.
Una signora distinta, sulla cinquantina, molto gentile, molto convinta.

Dalla prima frase capisco che la giornata si inclinerà:

“Dottore, io ho un rapporto molto spirituale con la mia bocca.”

Cerco di annuire con misura, mentre mi racconta che non si fa più fare le detartrasi perché ha “letto che il tartaro protegge dalle radiazioni”.

Poi si sdraia, e mentre mi avvicino con lo specchietto, chiede:

“Mi dica solo una cosa: lei crede che i denti respirino?”

Penso stia scherzando.
Non sta scherzando.

Cerco di mantenere il tono calmo, spiego che i denti non respirano, che non hanno polmoni, che sono strutture dure, e che no, il molare non può soffocare se lo devitalizziamo.

Lei fa silenzio.
Poi dice:

“Lei è molto tecnico. Forse troppo.
Ma mi fido. Però sappia che io li ascolto, i miei denti.”