Non so se sia il caldo, la fretta o semplicemente la distrazione, ma ci sono giorni in cui la gente si trasforma.
Stamattina, poco dopo l’apertura, sento una scossa alla porta d’ingresso. Tipo botta secca.
Mi affaccio: davanti c’è un signore sui sessanta, vestito bene, aria di chi è abituato a imporsi più che a chiedere. Sta letteralmente spingendo la porta a vetri come se volesse abbatterla. La porta ovviamente non si apre, perché sulla maniglia — lo giuro, in stampatello grande e visibile anche da Marte — c’è scritto TIRARE.
Dopo tre tentativi con sempre più convinzione, inizia a mugugnare. Io lo osservo incredulo e decido di avvicinarmi per aprirgli. Quando arrivo a un metro, il genio finalmente tira, la porta si apre…
Ma non entra. No.
Fa due passi indietro e con un colpo da centravanti in area piccola, spinge di nuovo la porta con una forza che la fa rimbalzare contro il muro interno.
Resto a bocca aperta.
«Scusi… ma vuole sfondarla?» gli chiedo, senza nemmeno cercare di essere gentile.
«La porta non si apriva!» risponde con tono offeso.
«Se spinge non si aprirà mai. C’è scritto TIRARE, e infatti quando ha tirato si è aperta, no?»
E qui parte la perla.
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