Scoppio a ridere e lei ride con me. Poi, con un sorriso furbo, aggiunge:
— Me lo metta da parte. Magari tra un mese un amante me lo trovo davvero.
Il vestito resta lì, in esposizione, per due settimane. Ogni giorno, quando sistemavo il reparto, passavo davanti a quel rosso acceso e mi chiedevo se sarebbe tornata.
Un giovedì pomeriggio, mentre il negozio era mezzo vuoto, la vedo comparire. Stavolta senza occhiali, con un filo di trucco e un’aria diversa, più leggera. Non dice quasi nulla: appoggia la carta di credito sul bancone e sorride.
— A volte è meglio vestirsi bene per sé, non per qualcun altro.
Poi prende la busta, la stringe al petto e se ne va, lasciandomi lì con un pensiero che mi porto ancora dietro: certi vestiti non sono solo vestiti, sono una dichiarazione di libertà.
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