A un certo punto entra questo ragazzo, cappuccio in testa, auricolari infilati, e in mano… una scena del crimine: un iPhone incrinato sia davanti che dietro, con una ragnatela di crepe che sembrava un’opera d’arte astratta.
Si avvicina al bancone e mi fa, con una serietà disarmante:
— “Mi serve una cover che lo protegga bene.”
Io lo guardo e nella mia testa parte il monologo: Fratello, a questo punto serve un esorcismo, non una cover.
Però mantengo la professionalità, tiro fuori dal cassetto una custodia di quelle super resistenti, spessa come un mattone, nera opaca, quasi militare.
Lui la prende, la prova sul telefono e si illumina:
— “Perfetto, così almeno non si rovina.”
Non ho resistito e ho detto:
— “Eh… ormai è tipo mettere l’antifurto a una macchina senza ruote.”
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