Stamattina ero in ambulatorio quando entra un signore sulla sessantina, col fiatone e una scatola di scarpe stretta tra le braccia. La posa sul banco e mi dice tutto serio:
«Dottore, l’ho salvato».

Apro la scatola e dentro c’è un riccio, ben raggomitolato, che mi guarda come a dire: io non c’entro niente, mi hanno tirato dentro loro.

«Ehm… salvato da cosa?»
Lui, con aria soddisfatta: «Da un naturalista… o meglio, da uno che diceva di esserlo… voleva scavargli una buca e mettercelo dentro! Perché l’ha letto su internet! Ma io, che sono uno che si informa, ho capito che non era cosa e l’ho preso per portarlo qui».

Mi sono fatto raccontare tutta la scena. A quanto pare, l’altro tizio aveva trovato il riccio immobile in un giardino, probabilmente perché stava riposando o si sentiva minacciato. Invece di lasciarlo stare o chiamare qualcuno di competente, ha pensato bene di “fare qualcosa”: ha preso una pala e ha iniziato a scavare. Diceva che “così il riccio stava al fresco e non moriva di caldo”.