Io lavoro in un cinema che offre un’assicurazione sui biglietti che compri, sia online che di persona (chiediamo sempre se la vogliono). Con una sola sterlina assicuri fino a 7 biglietti. Vuol dire che puoi chiamare anche il giorno stesso, mezz’ora prima che i trailer inizino, e puoi ricevere il rimborso dei biglietti oppure cambiare giorno, data, ora e perfino il film. Molto generoso in fatto di tempo e costo. Sul sito l’assicurazione viene proposta all’inizio della transazione e ancora una volta prima di finire il pagamento. In cassa abbiamo un tasto apposta per chi la vuole oppure un altro tasto che dice “assicurazione rifiutata”.
Visto che cerchiamo di essere accomodanti, senza assicurazione cambiamo i biglietti, ma non possiamo proprio rimborsarli. Di solito la gente è contentissima del fatto che può vedere il film un altro giorno senza dover pagare di nuovo.
E poi arriva lei. Chiede il rimborso dei biglietti, e non ha l’assicurazione.
“Guardi, mi spiace, ma senza l’assicurazione non sono autorizzata a dare rimborsi, però posso cambiarle i biglietti per un altro giorno, all’ora che preferisce.”
Lei mi fissa in silenzio. So cosa vuol dire. Sta caricando la barra Karen. 3…2…1…Via!
“Ma stai scherzando? Questo è ridicolo, è una vergogna! Io rivoglio i miei soldi.”
Le spiego di nuovo la politica del cinema, l’assicurazione, e le propongo di nuovo di cambiare i biglietti per una data che più le conviene. Niente. Partono insulti e minacce.
Finalmente fa per andarsene, poi si gira, mi punta il dito contro e sibila:
“Io posso rendere la tua vita un inferno.”
A quel punto, tutta la mia calma e professionalità che ho accumulato in anni è stata lanciata momentaneamente dalla finestra e sono esplosa. Ho allargato le braccia e ho detto:
“Lavoro a contatto con il pubblico da quasi 20 anni. Io sono già all’inferno!”
Mi ha guardato stupita, a bocca aperta. Poi si è girata e se n’è andata, in silenzio.
Come si dice a Roma, “Quanno ce vò, ce vò!”