Mi chiamo Luca, mi occupo di formazione in comunicazione non verbale da ormai 12 anni e ti seguo da tempo, quindi spero che questa storia possa farti sorridere. Lavoro spesso con aziende e team di lavoro per migliorare la comunicazione interna, la gestione dei conflitti e la consapevolezza del linguaggio del corpo. Ma ci sono giornate che, per quanto tu possa essere preparato… non te le scordi più.

Un paio di anni fa mi chiamano per tenere un workshop in una grande azienda farmaceutica. Aula piena, gente bella sveglia. Tema: “Come riconoscere le incongruenze tra verbale e non verbale nelle riunioni”.
A un certo punto, per spiegare la differenza tra sorriso autentico e sorriso “di circostanza”, chiedo a una volontaria di fare un esempio di sorriso falso.

Si alza una signora molto elegante, si piazza davanti a tutti e mi dice:
— “Questo è il mio sorriso quando mio marito mi dice che ha dimenticato l’anniversario.”
E sfoggia un sorriso da brividi, di quelli che ti fanno controllare se hai lasciato il gas acceso.
Risata generale.

Pochi minuti dopo, tocca a un altro esercizio: riconoscere i segnali di chiusura corporea durante una conversazione.
Chiedo: “Chi se la sente di simulare una lite con un collega?”
Si alza un ragazzo giovane e si offre. Di fronte a lui… la stessa signora di prima.