— “Era fatto così. Se gli dicevi ‘vestiti bene’, lui capiva ‘mettiti il cappello’. E giù in mutande. Me lo sono sposato lo stesso. Anzi, forse per quello.”
La volta dopo, invece, si commosse.
— “Sai che non mi ha mai detto ‘ti amo’? Mai una volta. Però ogni sera mi portava la tazza di camomilla a letto. Anche quando litigavamo. Quella era la sua dichiarazione.”
Ada sceglie sempre fiori diversi per Arturo. Un martedì le piacciono le margherite “perché lui amava la semplicità”, il martedì dopo vuole calle “perché una volta gliene rubò una da un funerale, ma solo per farla ridere”.
Un giorno, mentre le incartavo tre rose rosse e due bianche — “simbolismo da vecchia romanticona”, disse — mi confidò:
— “Lo sai che mi ha tradita? Una volta sola, credo. Ma me ne accorsi perché tornò a casa con un garofano nella tasca e lui odiava i garofani. Gli ho detto solo ‘lavati i denti prima di baciarmi’ e poi siamo andati avanti altri vent’anni.”
Non sapevo mai se stesse raccontando la verità o se stesse recitando per me. Ma non importava. Aspettavo quei martedì. Quando saltò una settimana per colpa di una bronchite, mi ritrovai a fissare l’orologio alle 10:15, quasi in ansia.
Poi tornò, col bastone nuovo e il cappotto più spiegazzato del solito. Le dissi che mi era mancata.
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