Abbiamo un negozio di bomboniere e cornici. Classico, niente di troppo social, ma ogni tanto postiamo qualcosa su Instagram, soprattutto per mostrare le nuove collezioni. Qualche settimana fa pubblico una foto un po’ particolare: una bomboniera con una luce soffusa sullo sfondo, un’atmosfera quasi “eterea”. L’avevamo generata con un tool di intelligenza artificiale perché volevamo fare un post d’impatto senza perdere due ore a sistemare il set.
La pubblico con tanto di hashtag ben chiaro: #AIgenerated. Ma proprio bello evidente, eh.
Due giorni dopo… squilla il telefono.
Un tizio si presenta come fotografo professionista e dice che la foto l’abbiamo “rubata” dal suo sito e che ci aspetta un bel bonifico, perché stiamo lucrando con le sue immagini.
Resto un attimo in silenzio, penso sia uno scherzo.
Lui invece è serissimo. Vuole “una cifra simbolica per evitare di andare per vie legali”.
Gli spiego che la foto è fatta con l’AI, che abbiamo anche l’immagine originale salvata con i metadati e tutto, ma niente. Non sente ragioni.
Dopo tre giorni… TAC! Arriva la PEC dell’avvocato.
Ci accusa formalmente di aver violato il diritto d’autore e ci intima a rimuovere l’immagine e a versare “un indennizzo per uso commerciale non autorizzato”.
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