Giornata lunga, appuntamenti ogni venti minuti, e nessuno che sia mai puntuale. Ho appena finito con una paziente un po’ ansiosa che mi ha chiesto se è normale avere un ciclo ogni mese (“Sì.”), quando entra una nuova ragazza, giovane, capelli rossi, aria molto decisa.

Mi saluta, si siede, e parte subito senza nemmeno aspettare la domanda:
Allora, io sono qui perché mi serve assolutamente un controllo.
Annuisco, apro il fascicolo.
“Benissimo, vuole dirmi se ha qualche disturbo in particolare?”
“Non lo so, ma penso di avere… qualcosa. Lì.”
Mi fermo un attimo. “Qualcosa tipo… un’infezione? Prurito? Perdite?”
Lei mi guarda come se fossi una bambina dell’asilo.
“No. Dico qualcosa. Tipo un oggetto.”

Alzo lo sguardo. “Un oggetto?”
“Sì. Penso che la mia vagina abbia… inghiottito un assorbente interno. Da sola.”
“Da sola?”
“Sì. Non me lo ricordo, ma non lo trovo. E secondo me è ancora lì dentro.”