Salone di parrucchiere, ore di punta, phon accesi che ronzano come turbine e il profumo di tinture nell’aria. Entra una signora, un po’ spaesata ma decisa.
— “Buongiorno, vorrei prendere un appuntamento.”
— “Certo, cosa deve fare?”
Lei mi guarda come se le avessi appena chiesto di risolvere un’equazione di fisica quantistica:
— “I capelli, no?”
Io respiro profondamente e sorrido:
— “Sì signora, certo… ma cosa vuole fare ai capelli? Colore? Taglio? Piega?”
E lei, con aria offesa ma filosofica:
— “Che ne so io? La parrucchiera sei tu…”
A quel punto mi sento come un medico che deve diagnosticare senza cartella clinica. Guardo la ricrescita, le punte sfibrate, l’espressione rassegnata. Dopo un piccolo teatrino di sguardi e spiegazioni riesco a convincerla:
— “Facciamo colore, taglio e un bel trattamento, così si sistema tutto.”
— “Va bene, fai tu, mi fido.”
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