Lavoro in un centro scommesse da quasi otto anni, sono responsabile insieme ad un mio collega e spesso quindi, faccio il turno da sola. Permetto che sono appassionata di sport e tifosa sfegatata della squadra della mia città, quindi di calcio e altri sport ne capisco quanto un maschio.
Entra un signore, mai visto prima, sulla sessantina.
Si avvicina allo sportello.
“Buongiorno, ditemi.”
Lui non risponde al buongiorno. Parte subito in quarta. “C’è qualche ragazzo che lavora qui?”
“Sì, ci lavorano due ragazzi, ma uno oggi è libero e l’altro ha il turno di pomeriggio. Dica a me.”
“No no, io voglio giocare una bolletta ma non l’ho mai giocata e volevo un aiuto.”
“Cosa vorrebbe giocare così le spiego meglio.”
“Signorina, non credo lei sia in grado di spiegare a me come si gioca perciò ho chiesto se ci fosse un ragazzo.”
“Senta, se io lavoro qui un motivo ci sarà e se il mio capo mi lascia da sola vuol dire che sono in grado di dare spiegazioni su calcio e sport vari.”
E lui, insistendo: “Mah, a me sembra strano che lascino una femmina in un’agenzia di scommesse a lavorare da sola.”
Ed io, ormai senza più pazienza, rispondo: “Senta, sono 8 anni che lavoro qui, sono dietro questo sportello da sola per giocare bollette e dare una mano ai clienti, non di certo a pettinare le bambole. Allora, cosa vuole giocare?”
“Niente, niente. Torno un’altra volta. Non mi fido.”
E niente, benvenuto medioevo!